domenica 13 maggio 2018

Consciousness is aware of consciousness - La coscienza è consapevole della coscienza


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I go back to the binomial, in my opinion inseparable, of "layty and spirituality". If one relies on the meaning of the words established in encyclopedias and vocabularies, or in current usage, the original meaning is often lost. Each spoken language adapts to the changes, even instrumental, brought over the centuries by different cultures and religions.

According to me  spirit means "synthesis between intelligence and conscience". And what are intelligence and conscience? Does not a man endowed with these virtues say that he has "spirit"? The "spirit" - therefore - is the sense of conscious presence.

What about the other word "lay" that as a result of the Christian manipulation has even completely changed meaning, from that of "person outside of any political and religious context" to that of "person belonging to a religion but not included in the priestly order". 

Instrumentalization after instrumentalization the meaning of the words changes, takes the form that you want to give to get a "political" result .. but the original root remains and I would like to recover. Because there is no need to create neologisms where there are already appropriate terms, albeit distorted.

In this context I confirm that I am not a "believer" in any form, what I affirm is on the basis of my direct experience of existing and of being aware of it. It is not necessary for anyone to confirm it.We do not need to "believe" to say "I am", we know it without a doubt from ourselves. While to renounce the assumption of a faith or the lack of a faith we can not but use the term "creed" or "I do not believe".

It can be deduced that being and being simultaneously aware of it is natural and unequivocally true, while supporting something that has its foundation in thought, that is, in mental speculation, is only a process, a conceptualization.

I do not want to be difficult but it is obvious that no one will ever say "I believe that I exist or I believe to  be aware",  while for any other statement (or abstract or concrete thought form) will always use the term "I believe",  in religion or in atheism or in anything else that you trust ...

"I am" is therefore the pure and simple truth and it is here to explain the possible reasons for this "being" since this explanatory procedure (or interpretation) is a mental gymnastics, a speculation, and is therefore questionable.

To say that consciousness is the result of the divine spark or the random path of matter that turns into life,  let  this  investigation to the Sophists.  While "I am" is the only incontrovertible fact that does not need to be tested or discussed.  And it is on this basis that I want to stay. It makes no sense then to discuss the "ways" ... or the "hypotheses". I say this to silence and avoid any opposition to the reality of the contingent fact I have expressed regarding  its  own existence (and everyone with a clear mind may be aware of this).

This is the layty of the spirit. Spirituality does not belong to any religion; it is the true nature of man. The spirit is present in all that exists, it can not therefore be reached through a specific path, since it is already there even in the attempt to pursue it.  Layty  is the condition of absolute "freedom" from every constituted thought, be it ideological or religious. "Laikos", in Greek, means someone who is outside any social and religious context, or does not belong to any social or confessional system.When we talk about spiritual research we do not intend to pursue a codified path, a fideistic normative, a belonging to a creed; the spiritual seeker is simply the one who looks at himself, the one who recognizes the whole in himself and himself as the whole.

From this point of view spiritual research can be considered a strictly personal fact, so the true spiritual seeker is absolutely  free,  at the same time recognizing what is in him as present in everything else. Reconciling one's personal way with that of anyone else means knowing how to flow without obstructing, learning and transmitting without expecting, in short it means making peace with ourselves and with others.This absolute freedom also includes absolute love and respect, since there are no assumptions of pre-established positions and absolutist references to a specific path.

Lay spirituality is a way in which there can not be dogmas or religious indications. This is the way in which no path is followed. The path is completely absent, in secular spirituality what matters is the simple presence to oneself and this can not be a path but a simple attention to the state in which one is. 

Consciousness is aware of consciousness.

Paolo D'Arpini





Testo italiano

Torno sul binomio, secondo me inscindibile, di "laicità e spiritualità".  Se ci si basa sul significato delle parole stabilito nelle enciclopedie e nei vocabolari, o nell'uso corrente, sovente si perde il significato originario. Ogni lingua parlata si adatta ai cambiamenti, anche strumentali, apportati nei secoli dalle diverse culture e religioni. 

Per questo preciso che per me spirito significa "sintesi fra intelligenza e coscienza". E cosa sono l'intelligenza e la coscienza? Di un uomo dotato di queste virtù non si dice forse che ha "spirito"?  Lo "spirito" -quindi- è il senso di presenza cosciente.  

Che dire poi dell'altra parola "laico" che in seguito alla manipolazione cristiana addirittura ha completamente cambiato significato, da quello di "persona al di fuori di ogni contesto politico e religioso" a quello di "persona appartenente ad una religione ma non inserita nell'ordine sacerdotale". 

Strumentalizzazione dopo strumentalizzazione il significato delle parole cambia, assume la forma che gli si vuole dare per ottenere un risultato "politico".. ma la radice originaria resta e quella vorrei recuperare. Perché non c'è bisogno di creare neologismi ove esistono già termini consoni, sia pur stravolti.

In questo contesto  confermo di non essere "credente" in alcuna forma, quel che affermo è sulla base della mia diretta esperienza di esistere e di averne coscienza. Non è necessario che alcuno me ne dia conferma.

Non serve “credere” per dire “io sono”, lo sappiamo senza ombra di dubbio da noi stessi. Mentre per sentenziare l’assunzione di una fede o la mancanza di una fede non possiamo fare a meno di usare il termine “credo” oppure “non credo”.

Se ne deduce che l’essere ed esserne contemporaneamente coscienti è naturale ed inequivocabilmente vero, mentre sostenere qualcosa che ha il suo fondamento nel pensiero, cioè nella speculazione mentale, è solo un processo, un concettualizzare.

Non voglio fare il difficile ma è ovvio che nessuno dirà mai “credo di esistere e di essere consapevole” mentre per qualsiasi altra affermazione (o forma pensiero astratta o concreta) dovrà sempre usare il termine “credo nella religione o credo nell’ateismo” od in qualsiasi altra cosa a cui si presta fede…

“Io sono” è quindi la verità pura e semplice ed è qui vano spiegare le possibili ragioni di tale “essere” giacché questo procedimento esplicativo (o interpretazione)  è una ginnastica mentale, una speculazione, ed è quindi opinabile.

Affermare che la coscienza è il risultato della scintilla divina o il percorso casuale della materia che si trasforma in vita lasciamolo dire ai sofisti. Mentre “Io sono” è l’unico fatto incontrovertibile che non abbisogna di prova o discussione alcuna. Ed è su questa base che voglio restare. Non ha senso quindi mettersi a discutere sui “modi”…..o sulle “ipotesi”. Dico ciò per tacitare ed evitare qualsiasi contrapposizione sulla realtà del fatto contingente da me espresso (e tutti a mente serena possono esserne consapevoli).

Questa è laicità dello spirito.

La spiritualità non appartiene ad alcuna religione; essa è la vera natura dell’uomo. Lo spirito è presente in tutto ciò che esiste, non può quindi essere raggiunto attraverso uno specifico sentiero, poiché esso è già lì anche nel tentativo di perseguirlo.

La laicità è la condizione di assoluta “libertà” da ogni forma pensiero costituita, sia essa ideologica o religiosa. “Laikos”, in greco, sta a significare colui che è al di fuori di ogni contesto sociale e religioso, ovvero non appartiene ad alcun ordinamento sociale o confessionale.

Quando si parla di ricerca spirituale non si intende il perseguire un sentiero codificato, una normativa fideistica, un’appartenenza ad un credo; il cercatore spirituale è semplicemente colui che guarda sé stesso, colui che riconosce il Tutto in sé stesso e sé stesso come il Tutto.

Da questo punto di vista la ricerca spirituale può essere considerata un fatto strettamente personale, quindi il vero cercatore spirituale è assolutamente laico, allo stesso tempo riconosce ciò che è in lui come presente in ogni altra cosa. Conciliare la propria via personale con quella di chiunque altro significa saper fluire senza ostruire, apprendere e trasmettere senza pretendere, insomma si tratta di fare la pace con noi stessi e con gli altri.

Questa assoluta libertà comprende anche assoluto amore e rispetto, non essendoci assunzioni di posizioni precostituite e riferimenti assolutistici ad uno specifico sentiero.

La Spiritualità Laica è una via in cui non possono esserci dogmi o indicazioni religiose. Questa è la via in cui non si segue nessuna via. Il percorso è completamente assente, nella spiritualità laica ciò che conta è la semplice presenza a se stessi e questo non può essere un percorso ma una semplice attenzione allo stato in cui si è.

La coscienza è consapevole della coscienza.

Paolo D'Arpini

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