venerdì 29 dicembre 2017

The one who seeks is the searched ... - Colui che cerca è il cercato…


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Awakening can not be induced in others with words, that Awakening in which the "Self" is recognized in itself, being as it really is, complete, pure, real, perfect, without fear and without desires.
 
But "tending towards" can not be "helped" by repressing fears and desires. The disappearance of fears and desires must occur spontaneously, when discovering and loving our true Self, we are no longer afraid of anything and we no longer have any desires.

Thus without supporting trials or feeling stressed we can follow the two paths: that of love towards the outside and that of knowledge towards the inside. What then I am only one.

Accompanying us along the path with "the others", all the others, who are part of us. 

By understanding ourselves and by knowing ourselves, we know and understand others, and by knowing others we understand ourselves, in dark and luminous moments, and we can reflect and make others "reflect" in us.

We can safely ignore our ego, which always leads us to oppose ourselves, to differentiate ourselves, to put ourselves in contraposition with what we blindly see different, but which is part of the same One. Sometimes the ego is unmasked and then a loud laugh comes out of the heart: I discovered you! Even though he is often still there to take, unmotivately and maliciously, his space again. 

Everyone plays his part in the game of Consciousness. And when we come to know each other and accept ourselves completely, our actions are in tune with the circumstances but they have no particular purpose, we do not need to fight against someone, we can love ourselves indefinitely and unconditionally  and  the rest of the world as well. Showing our true qualities, without fear of consequences and without expectations of results. 

Life is a game in which playing one's part is essential.

The evolution would proceed like this and it can proceed in this way not only by trial and error, but through that intuitive awareness, which pulls the whole cellular and mental body forward ... ..
 
Complementarity leads to equilibrium, to the clear vision of the two aspects, to spirit and matter, to darkness and light, to motion and inertia, to the understanding that we are all united and, as the wise man says: "pain and pleasure they are the ridges and dips in the ocean of bliss. Deep there is absolute fullness "(Nisargadatta Maharaj)
 
Caterina Regazzi and Paolo D'Arpini

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Testo italiano

Il Risveglio  non può essere indotto negli altri con le parole, quel Risveglio  in cui il “sè” si  riconosce in Se stesso, l’essere come veramente è, completo, puro, reale, perfetto, senza paure e senza desideri.
 
Ma il “tendere verso” non può essere “aiutato”  reprimendo paure e desideri. La scomparsa di paure e desideri deve avvenire spontaneamente, quando scoprendo e amando il nostro vero Sé, non abbiamo più paura di nulla e non abbiamo più desideri.

Così  senza sostenere prove o sentirci stressati possiamo seguire le due vie:  quella dell’amore verso l’esterno e quella della conoscenza verso l’interno. Che poi sono una sola cosa.  Accompagnandoci lungo il percorso con “gli altri”, tutti gli altri, che  fanno parte di noi.  Capendo noi stessi e conoscendoci conosciamo e capiamo gli altri, e conoscendo gli altri capiamo noi stessi, nei momenti bui e in quelli luminosi, e possiamo rifletterci e far “riflettere” gli altri in noi.

Possiamo tranquillamente  ignorare il nostro ego, che ci porta sempre e comunque a contrapporci, a differenziarci, a metterci in opposizione con ciò che noi, ciecamente, vediamo diverso, ma che fa parte dello stesso Uno. A volte  l’ego viene smascherato  ed allora esce dal cuore una sonora risata: ti ho scoperto! Anche se lui spesso è ancora lì a prendersi, immotivatamente e dannosamente, di nuovo, il suo spazio. 

Ad ognuno compete la sua parte nel gioco della Coscienza. E quando arriviamo a conoscerci e accettarci completamente, le nostre azioni sono consone alle circostanze ma non hanno finalità particolari, non abbiamo bisogno di combattere contro qualcuno, possiamo amare indefinitamente e senza condizioni noi stessi come pure il resto del mondo. Manifestando le nostre vere  qualità, senza timore delle conseguenze e senza aspettative di risultati. 

La vita è un gioco in cui  recitare la propria parte è essenziale.

L’evoluzione procederebbe così e può procedere così non tanto o non solo per tentativi ed errori, ma tramite quella consapevolezza intuitiva, che tira l’intero corpo cellulare e mentale in avanti... 
 
La complementarietà porta all’equilibrio, alla visione chiara dei due aspetti, allo spirito e alla materia, al buio e alla luce, al moto e all’inerzia, nella comprensione che siamo tutti uniti e, come dice il saggio:  “dolore e piacere sono le creste e gli avvallamenti nell’oceano della beatitudine. In profondità c’è la pienezza assoluta”  (Nisargadatta Maharaj)
 
Caterina Regazzi e Paolo D’Arpini

lunedì 25 dicembre 2017

Intelligence and consciousness are present in every living form .. - Intelligenza e coscienza sono presenti in ogni forma vivente…



The concept of spirituality is an attribution of human character. It is said that only man is able to experience self-consciousness and discriminative and rational intelligence. This ability can also be called "spirit" ...
At the same time since there is no such thing on this earth and in the universe, which can be said to be separate - as everything is manifested in the totality of the "whole" - and life itself is inseparable in its various manifestations, manifesting common roots in all its forms, of any kind and nature, we can guess that the characteristic of "consciousness-intelligence" is present in every living element, which demonstrates birth, growth and death, be it in different degrees.

Let's take the example of growth in "intelligence and conscience" as it happens in man. Starting from its formation as a union of spermatozoon and ovum, passing through its embryonic phase, the complete formation of the organs, the exit from the womb, at the beginning of its capacity for learning and discernment ... through various evolutionary moments which apparently differ in quality - however they represent a growth of the same subject.

If this happens in man, why not hypothesize that it can take place in every other vital form, even on a differentiated and different quality scale? 

If we accept this premise as a presupposition of sharing the same quality of "consciousness and intelligence", then suddenly we can recognize in all that which is alive the "spiritual" quality ...

But  not to be understood in a religious sense ... that is an assumption that it is not
of concerns to us, laymen and ecologists. No, we recognize the "spirit" as the capacity of life to express itself in energy forms with consciousness ... and here we can stop ...

Then, from a poetic and emotional point of view, why not describe the life of a tree as a spiritual expression of nature? What's wrong ...

Undeniably even a tree is alive and expresses itself through its biological functions and manifests desires and repulsions, like us humans ....

Paolo D'Arpini





Testo italiano

Il concetto di  spiritualità è una attribuzione di carattere umano. Si dice che solo l’uomo sia in grado di sperimentare coscienza di sé ed intelligenza discriminativa e razionale. Questa capacità possiamo anche definirla “spirito” …
Allo stesso tempo siccome non esiste cosa su questa terra e nell’universo, che possa dirsi separata -in quanto il tutto si manifesta nella totalità del “tutto”- e la vita stessa è inscindibile nelle sue varie manifestazioni, manifestando radici comuni in tutte le sue forme, di qualsiasi genere e natura, si può intuire che la caratteristica della “coscienza-intelligenza” sia presente in ogni elemento vivo, che dimostra nascita, crescita e morte, sia pur in diversi gradienti.

Facciamo l’esempio della crescita in “intelligenza e coscienza” come avviene nell’uomo. Cominciando dalla sua formazione in quanto unione di spermatozoo ed ovulo, passando per la sua fase embrionale, alla formazione completa degli organi, alla fuoriuscita dal grembo, all’inizio della sua capacità di apprendimento e discernimento… attraverso vari momenti evolutivi che -pur apparentemente differenti in qualità- rappresentano comunque una crescita del medesimo soggetto.

Se ciò avviene nell’uomo perché non ipotizzare che possa avvenire in ogni altra forma vitale, pur in una scala differenziata e di diversa qualità? Se accettiamo questa premessa come un presupposto di condivisione della stessa qualità di “coscienza ed intelligenza”, ecco che improvvisamente possiamo riconoscere in tutto ciò che è vivo la qualità “spirituale”…

Ma ben inteso non in senso religioso… quella è un’assunzione che non compete noi laici ed ecologisti. No, riconosciamo lo “spirito” in quanto capacità della vita di esprimere se stessa in forme energetiche dotate di coscienza.. e qui possiamo fermarci…

Poi, dal punto di vista poetico ed emozionale, perché non descrivere la vita di un albero come espressione spirituale della natura? Cosa c’è di male…

Innegabilmente anche  un albero è vivo e si esprime attraverso le sue funzioni biologiche e manifesta desideri e repulsioni, come noi umani….

Paolo D’Arpini

venerdì 22 dicembre 2017

Flowing in the great existence's flow - Scorrere nel grande flusso dell'esistenza


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The question is "does free will exist or does there exist only a predetermined destiny?". According to Ramana Maharshi, all that we live is established from the moment of birth, our freedom lies only in feeling involved or not, reacting with desires or repulsions towards the experience "in progress"

Desires and repulsions produce thought forms that are subsequently projected into other "incarnations" (not particularly meaning incarnations of the same entity). In short, these thought forms produce new names and new forms that seek completion. It is a spontaneous mechanism of the evolution of consciousness in space time.

However - always mentioning Ramana Maharshi: "from the point of view of the Self (absolute impersonal Consciousness) there is no progress or regression but from the point of view of the mind evolution is continuous."

And in truth if we take a detached attitude, letting ourselves flow into the great evolutionary flow, it does not mean that our predispositions can not interact with situations. The detachment  allows a better performance. But even this attitude is somehow "determined" by the ongoing evolutionary process. This is why in the Book of Changes (I Ching) the two  tendencies: the involutionary (the way of the ignoble) and evolutionary (the way of the nobles) are distinguished as indicators of the level of adherence to reality. 

And life is enjoyed when there is no repulsion or desire but when one pursues one's own nature with satisfaction and innocence.


Paolo D'Arpini

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Testo italiano

Il discorso è "esiste il libero arbitrio od esiste solo un destino predeterminato?". 

Secondo Ramana Maharshi, tutto ciò che noi viviamo è stabilito dal momento della nascita, la nostra libertà sta nel sentirci  o meno coinvolti, reagendo con desideri o repulsioni nei confronti del vissuto in corso. Desideri e repulsioni producono forme pensiero che vengono successivamente proiettate in altre "incarnazioni" (non intendendo particolarmente  incarnazioni dello stesso ente). Queste forme pensiero insomma producono nuovi nomi e nuove forme che cercano un completamento. E' un meccanismo spontaneo dell'evolversi della coscienza nello spazio tempo. 

Comunque -sempre menzionando Ramana Maharshi: "dal punto di vista del Sé (Coscienza impersonale assoluta) non esiste progresso o regresso ma dal punto di vista della mente l'evoluzione è continua."

Ed in verità se assumiamo un atteggiamento distaccato, lasciandoci scorrere nel grande flusso evolutivo, non significa che le nostre predisposizioni non possano interagire con le situazioni. Il distacco consente una migliore prestazione. Ma anche questo atteggiamento è in qualche modo "determinato" dal processo evolutivo in corso. 

Per questo nel Libro dei Mutamenti  (I Ching) si distinguono le due tendenze:  involutiva (la via degli ignobili) ed evolutiva (la via dei nobili), come indicatrici del livello di adesione alla realtà. 

E la vita si gode quando non c'è repulsione o desiderio ma quando si persegue la propria natura con soddisfazione ed innocenza.

Paolo D'Arpini



martedì 19 dicembre 2017

Bioregionalism, deep ecology and relationship between man, nature and animal - Bioregionalismo, ecologia profonda e rapporto uomo natura animali




Human intervention in an attempt to "adjust" the presence of life  in nature  has become so heavy as to endanger human existence itself. In fact, control over other species also involves humans, who are not separated from the animal world.

The rules of life are very simple, each species both plant and animal has a mutual interrelation with its habitat and with all the species that share it. Plants need animals for their reproduction and propagation, herbivores are controlled by carnivores and so a balance is maintained between environment and its inhabitants.

But where man is intervention immediately this balance has been lost. We have seen this with the increase of desertification of North Africa and the Middle East caused by an exaggerated  growth in domestic breeding and transhumance. This more the hunting habit towards species considered harmful or - to the contrary - useful to the human economy have transformed so much the habitat to make it unrecognizable ... All this in the past happened almost imperceptibly, since the events described above they lasted for long periods of time, centuries, if not millennia, and it was quite difficult for man to recognize its effects (related to his behavior).

The current situation is very different. Today, human intervention has an almost immediate consequence and one can not help but consider the causes - as well as the closely interconnected effects - of environmental changes in progress. Where man intervenes immediately nature and life recede ..

Even where man tries to make up for the ills of his work there too he combines worse woes. We have seen this, for example, with the policy of the artificial repopulation of faunal species that disappeared in a given bioregion and recovered in other places on the planet to be re-introduced. This environmental recovery policy is indeed deleterious. The damage caused to the habitat by the introduction of non-native species is enormous. So much so that, from time to time, with the excuse of overpopulation, we invent shoots for the containment of these species.

Actually my impression is that this environmental policy is only functional to other interests ... that are not those of nature. Nature, if left to itself, always finds a way to harmonize itself, creating a swing of presences between predated species and predatory species  but where man intervenes, chaos appears ... But it is impossible that nature is left to herself, man should disappear. 

The human species has increased numerically and has no predators, nor the large epidemics that centuries ago decimated the population, and to feed all these people, carnivores or vegetarians, however, leads to an alteration of the natural habitat.

From time to time decisions by various institutions are issued to bring down a certain number of wild animals declared "in excess" in a certain area. Deer, roe deer, wild boar... etc. This fact causes every time a media and political fuss, extrinsic in the game of the parties. That is the antagonism between hunting associations on the one hand and animalist associations on the other, with institutions in the middle trying to satisfy both, knowing that it is all fiction and that the wildness and defense of life or the right to hunting they are only functional to the expected income (tourism or meat, or both).

The truth is that the "wild" have been "placed" on the territory not for their own good but for speculative purposes, they are not dissimilar from goats, sheep, pigs, etc. bred by humans. But how to make a reasonable speech with so many guys talking? The fact is that you have to be very careful about the number of ungulates or warthogs that graze in a territory, this not only in the case of crude man-made defenses, but also for the wild pseudo that are introduced, these beasts are not today subject to natural crippling caused by predators. Here in Italy the wolf, the lynx and the bear are practically extinct and in the woods the roe deer or the deer have no natural enemies that limit their proliferation, so "must" resort to hunting.

And the deterioration in the relationship between man and animals leads to the deterioration in the relationship between humans and the habitat, this game of the parts damages all citizens and nature itself that is continually manipulated for and against this and that. In short, a business pretext in a society that does not consider the animal differently from any surplus-value.

I personally am a vegetarian but I am also an ecologist and therefore I am not in favor of the introduction of new species in nature, and this is why I believe that hunting should be completely banned in Italy for the simple fact that it is a useless "vicious" exercise absolutely harmful.

For hunting is not a free and natural activity but a kind of game of repopulation and killing, a sadistic and cruel fun. But even rearing cattle and poultry should be rethought. Only allowing it to be in the wild or semi-wild and limiting the number of animals in consideration of how many can live on pasture in a given fund, thus rebalancing the cyclicity of the animal presence with the agricultural use of the territory.

Paolo D'Arpini - Italian Bioregional Network



Ritorno all'habitat originario?


Testo italiano:

Gli interventi dell'uomo nel tentativo di "aggiustare" le presenze del mondo animale sono diventati talmente pesanti da mettere a rischio la stessa esistenza umana. Infatti il controllo sulle altre specie coinvolge anche l'uomo, che non è separato dal mondo animale.

Le regole della vita sono molto semplici, ogni specie sia vegetale che animale ha una interrelazione mutualistica con il suo habitat e con tutte le specie che lo condividono. Le piante hanno bisogno degli animali per la loro riproduzione e propagazione, gli erbivori sono controllati dai carnivori  e così  si mantiene un equilibrio fra ambiente e suoi abitanti.

Ma dove l'uomo è intervento immediatamente questo equilibrio è andato perso. Lo abbiamo visto con la desertificazione del nord Africa e del medio oriente causata da un esagerato incremento dell'allevamento domestico e di transumanza. Questo più l'abitudine venatoria nei confronti di specie ritenute nocive o -al contrario- utili all'economia umana hanno trasformato talmente  l'habitat da renderlo irriconoscibile... Tutto ciò in passato avveniva in modo quasi impercettibile, poiché gli avvenimenti sopra descritti si protraevano per lunghi periodi di tempo, secoli, se non millenni, ed era alquanto difficile per l'uomo riconoscerne gli effetti (legati al suo comportamento).

Ben diversa è la situazione attuale. Oggi l'intervento umano ha una conseguenza pressocché immediata e non si può far a meno di considerare le cause -come gli effetti strettamente interconnessi-  delle mutazioni ambientali in corso.  Dove l'uomo interviene immediatamente la natura e la vita recedono..
Persino ove l'uomo cerca di rimediare ai mali del suo operato anche lì combina guai peggiori. Lo abbiamo visto ad esempio con la politica dei ripopolamenti artificiali di specie faunistiche scomparse in una data bioregione  e recuperate in altri luoghi del pianeta per esservi reimmesse. Questa politica  di recupero ambientale è invero deleteria. I danni causati all'habitat dall'introduzione di specie non autoctone sono enormi. Tant'è che di tanto in tanto, con la scusa del sovrappopolamento, ci si inventa partite di caccia per il contenimento di dette specie.


A dire il vero la mia impressione è che questa politica ambientale è solo funzionale ad interessi altri... che non sono quelli della natura.  La natura, se lasciata a se stessa, trova sempre il modo di armonizzarsi, creando una altalena di presenze fra specie predate e specie predatorie.. ma dove interviene l'uomo appare il caos...  Ma è impossibile che la natura sia lasciata a se stessa, dovrebbe scomparire l'uomo.  La specie umana è aumentata numericamente a dismisura e non ha predatori, né le grosse epidemie che secoli fa decimavano la popolazione, e cibare tutte queste persone, carnivori o vegetariani che siano, porta comunque ad un'alterzione dell'habitat naturale.

Ogni tanto vengono emesse  delibere di vari enti  per abbattere un certo numero di animali selvatici  dichiarati “in eccesso” in una certa area. Cervi, caprioli, cinghiali.. etc.  Questo fatto  causa ogni volta un polverone mediatico e politico, estrinsecato nel gioco delle parti. Ovvero l'antagonismo fra  associazioni venatorie da una parte e  le associazioni animaliste  dall’altra,  con le istituzioni nel mezzo che cercano di soddisfare entrambe, ben sapendo che è tutta una finzione e che la selvaticità e la difesa della vita o il diritto alla caccia sono solo funzionali alle entrate economiche previste (turismo o carne, o tutti e due). 

La verità è che i "selvatici" sono stati “immessi” sul territorio non per il loro  bene ma a scopo speculativo, essi  non  sono dissimili dalle capre, pecore, maiali, etc.  allevati dall’uomo.  Ma come  fare un discorso ragionevole con tanti scalmanati a parlare? Il fatto è che bisogna stare molto attenti al numero di ungulati o facoceri  che  pascolano in un territorio, questo non solo nel caso di greggi difese dall’uomo, ma anche per gli pseudo selvatici  che vi vengono immessi, queste bestie ai giorni nostri  non sono  soggette alla falcidiatura naturale causata dai predatori. Qui in Italia il lupo, la lince e l'orso sono praticamente estinti e nei boschi i caprioli od i cervi  non hanno  nemici naturali che limitino la loro prolificazione, per cui si "deve" ricorrere a battute di caccia.

E il deterioramento nel rapporto uomo/animali porta al deterioramento nel rapporto fra umani e l'habitat, questo gioco delle parti danneggia tutti i cittadini  e la natura stessa che è continuamente manipolata pro e contro questo e quello. Insomma un pretesto affaristico in una società che non considera  l’animale diversamente da un plusvalore qualsiasi.

Io personalmente sono vegetariano ma sono pure ecologista e quindi non sono affatto favorevole all’immissione di nuove specie in natura,   ed è per questo che ritengo che la caccia andrebbe completamente vietata in Italia  per il semplice fatto che è un esercizio “vizioso”  inutile e dannoso in assoluto. 

Giacché  la caccia non è   un’attività libera e naturale ma una specie di gioco di ripopolamento ed uccisione, un divertimento  sadico e crudele. Ma anche l'allevamento di armenti e animali da cortile va ripensato. Consentendolo solo allo stato brado o semi-brado e limitando il numero dei capi in considerazione di quanti ne possono vivere al pascolo in un dato fondo,  riequilibrando così la ciclicità della presenza animale con l'uso agricolo del territorio.

Paolo D’Arpini  - Rete Bioregionale Italiana




venerdì 15 dicembre 2017

Accept yourself to be yourself ... - Accettati per essere te stesso…





"Master is he who leads you to be your own Teacher!" (Saul Arpino)


Ramana Maharshi said: "Know your mind, not to be cheated by the mind". See how many images appear in a dream, how many characters who seek and escape, who love and hate each other? But the dreamer is only one...

To awaken to yourself, from any point or identity you recognize in the dream, accept that, stop at that and from there observe and discover the observer. Do not wait  deceiving yourself that you can wake up being someone else, a more prepared or nicer character ... Whoever is the dream character you find yourself in, accept it.

Osho said: "Accepting ourselves whoever we are is the basis for spiritual awakening". In fact, accepting does not mean renouncing one's growth, rather it means that we accept to grow starting from what we are. In this way growth will not be a choice but a spontaneous movement. It is the flowering of the intrinsic perfection that finds an expressive form, without effort, without anger or frustration, without sacrifice, without the use of memory, without expiation, without hope...

Can you then tell me where is the suffering, that self-control, that has accompanied your research so far? Where is the projective utility of the self seeking itself? How many are the "I" in you? Where is that one who seeks and the other who is sought? Where are the lives spent trudging towards perfection and where are those future lives to complete it? What does it mean "I am young, I am old, I am male, I am a female"? Are you not present here and now, pure consciousness, beyond any external distinction? And you will always be!

Listen, you are always, absolutely, and anyone in your dream says something sensible, you say it. Recognize that message as yours, look at the moon and leave aside your finger, discover the essence and do not be deceived by the reflection...

Paolo D'Arpini

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Testo italiano:

“Maestro è colui che ti porta ad essere il tuo stesso Maestro!” (Saul Arpino)

Diceva Ramana Maharshi: ”Conosci la tua mente, per non farti imbrogliare dalla mente”  Vedi quante immagini appaiono in un sogno, quanti personaggi che si cercano e si sfuggono, che si amano e si odiano? Ma il sognatore è uno solo….

Per risvegliarti a te stesso, da qualsiasi punto o identità ti riconosci nel sogno, accetta quella, fermati a quella e da lì osserva e scopri l’osservatore. Non aspettare illudendoti che potrai svegliarti  essendo qualcun altro, un personaggio più preparato o più simpatico… Qualsiasi sia il personaggio del sogno nel quale ti ritrovi, accettalo.

Osho diceva: “Accettarsi per quel che siamo è la base per il risveglio spirituale”. Infatti accettarsi non significa rinunciare alla propria crescita, anzi vuol dire che accettiamo di crescere partendo da ciò che siamo. In questo modo la crescita non sarà una scelta bensì un moto spontaneo. E’ la fioritura dell’intrinseca perfezione che trova una forma espressiva, senza sforzo, senza rabbia o frustrazione, senza sacrificio, senza uso della memoria,senza espiazione, senza speranza…

Puoi dirmi allora dove si pone, a cosa serve, quella sofferenza, quell’autocontrollo, che sin’ora ha accompagnato la tua ricerca? Dov’è l’utilità proiettiva dell’io che cerca se stesso? Quanti sono gli “io” in te? Dov’è quell’uno che cerca e l’altro che è cercato? Dove sono le vite trascorse arrancando verso la perfezione e dove sono quelle vite future per completarla? Cosa significa “io sono giovane, io sono vecchio, io sono maschio, io sono femmina”? Non sei tu presente qui ed ora, pura coscienza, aldilà di ogni distinzione esteriore? E sempre lo sarai!

Ascolta, tu sei sempre, assolutamente, e chiunque nel tuo sogno dica qualcosa di sensato, sei tu a dirlo. Riconosci quel messaggio come tuo, guarda la luna e lascia stare il dito, scopri l’essenza e non lasciarti ingannare dal riflesso...

Paolo D’Arpini

lunedì 11 dicembre 2017

Importance of spiritual awakening and steady realization of the Self - Importanza del risveglio spirituale e stabile realizzazione del Sé


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Once the Awakening is achieved, and having an experience of the Self, what happens is that our spirit (or Consciousness) perceives the truth about one's being. If this shining moment of illumination occurs in a mind totally purified by innate tendencies and regressed desires and fears, it brings back the self to the Self and the overcoming of all dualism: "I am what I am and that I have always been and will always be" . 

This experience, if definitive, can be called "Realization" and we can have a concrete example of it by reading what happened to Ramana Maharshi, when he steadily merged in the Self. If the seeker's mind - instead - still retains layers of hidden ignorance, vasanas and unexpressed  samskaras, here with the Awakening begins a process of expulsion of these obscuring factors. We can not know how they are encysted in our soul and how much it is necessary to dig into the unconscious in order to bring them to the surface and then eliminate them, but rest assured that the thing happens spontaneously, following the "Grace received". This process can sometimes be painful and may well be called "the dark night of the soul". But if you do not lose your self-confidence and in your teacher, and you persevere in the search with constancy, sincerity and honesty, then the process will be like any other "dark night that will pass" ... and then it is not then so serious. Love and devotion to the ideal offer a great help ..

In fact identifying oneself with a specific name form does not correspond absolutely to the truth and moreover if one identifies oneself with the "person" one can not but assume its merits and defects, to accept its nuances and stains, but  are we  Arlecchino or Pulcinella ?

In truth "I" (as consciousness )  observe the character that only through my conscious observation can manifest itself. I do not judge him, I love him as I love anyone who enters my conscious sphere.

The experience of the ultimate state, of the consciousness free from identification, is exhibited in various spiritual schools such as: Satori, Holy Spirit, Samadhi, Shaktipat, etc. Usually it is meant that this experience of "awakening" to one's nature is due to a particular condition of openness in which the "grace" of the Self (pure Consciousness) can manifest itself and impart the knowledge of what we have always been and always will be . Unfortunately, due to the accumulation of "vasana" mental tendencies, the lived experience does not always stabilize in permanent realization.

The awakening therefore does not correspond to the realization (or only in rare cases of full spiritual maturity). And here we are faced with a paradox, on the one hand there is the unequivocal awareness of the ultimate state that can never be canceled, on the other a partial obscuring of this truth following the residual activity of the vasanas which continue to operate in the mind of the seeker ...

Once revealed knowledge takes time to stabilize. The Self is certainly within the direct experience of everyone, but not as one can imagine, it is simply what it is. This "experience" is called samadhi. But due to the fluctuation of the mind, knowledge requires practice to stabilize.

So the job of the seeker consists in the elimination of the vasana. A great help in this cleaning work - as Ramana Maharshi affirmed - results in being in the vicinity of a realized saint, so the vasanas cease to be active, the mind becomes quiet and samadhi occurs. In this way the seeker obtains a correct experience in the presence of the teacher.

A practice to keep the awareness of the Self (Noumenon or real subject) fixed is the questioning of "who am I?", And if thoughts arise during the self-investigation, one should ask oneself "to whom arise these thoughts?" . In this way it will be possible to remain as long as possible on the sense of presence, without giving an objective identification to this pure subjective identity.

To maintain this experience stably, an effort is necessary and finally the seeker will know his true nature even in the midst of everyday life. this is the state that lies beyond our effort or lack of effort.

Hence the importance of the "awakening" for which, once tasted the "joy of the Self", the seeker can not help but turn to this repeatedly trying to regain it.

Once you have experienced the joy of peace, nobody will want to turn to some other research.

Paolo D'Arpini


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Testo italiano

Una volta ottenuto il Risveglio, ed avuta un'esperienza del Sé, quel che accade è che il nostro spirito (o Coscienza) percepisce la verità sul proprio essere. Questo fulgido momento d'illuminazione se avviene in una mente totalmente purificata dalle tendenze innate e dai desideri e paure regressi riconduce l'io al Sé ed al superamento di ogni dualismo: “Io sono quel che sono e che sempre sono stato e sempre sarò”. Questa esperienza se definitiva può essere chiamata “Realizzazione” e possiamo averne un esempio concreto leggendo quanto avvenne a Ramana Maharshi, nel momento in cui egli stabilmente si fuse nel Sé. Se la mente del cercatore -invece- conserva ancora strati di ignoranza nascosta, vasanas e samskaras inespresse, ecco che con il Risveglio inizia un processo di espulsione di questi fattori oscuranti. Non possiamo sapere come essi siano incistati nella nostra anima e quanto è necessario scavare nell'inconscio per poterli portare in superficie e quindi eliminarli, ma stia tranquillo che la cosa avviene spontaneamente, in seguito alla “Grazia ricevuta”. Questo processo può essere a volte doloroso e può ben essere chiamato “l'oscura notte dell'Anima”. Ma se non si perde la fiducia in se stessi, nel proprio Maestro, e si persevera nella ricerca con costanza, sincerità ed onestà, allora il processo sarà come qualsiasi altra “nuttata, che ha da passà”... e quindi non è poi così grave. L'amore e la devozione all'ideale offrono un grande aiuto..

Identificarsi con uno specifico nome forma non corrisponde assolutamente al vero ed inoltre se ci si identifica con la “persona” non si può fare a meno di assumerne i pregi ed i difetti, di accogliere le sue sfumature e macchie, ma siamo noi Arlecchino o Pulcinella?

In verità “io” (in quanto coscienza) osservo il personaggio che solo attraverso la mia osservazione consapevole può manifestarsi. Non lo giudico, gli voglio bene come voglio bene a chiunque entri nella mia sfera cosciente.

L’esperienza dello stato ultimo, della coscienza libera da identificazione, è esposta in varie scuole spirituali come: Satori, Spirito Santo, Samadhi, Shaktipat, etc. Di solito si intende che questa esperienza di "risveglio" alla propria natura sia conseguente ad una particolare condizione di apertura in cui la “grazia” del Sé (la pura Consapevolezza) può manifestarsi ed impartire la conoscenza di quel che sempre siamo stati e sempre saremo. Purtroppo dovuto all’accumulo di tendenze mentali “vasana” non sempre l’esperienza vissuta si stabilizza in permanente realizzazione.

Il risveglio quindi non corrisponde alla realizzazione (oppure solo in rari casi di piena maturità spirituale). E qui ci troviamo di fronte ad un paradosso, da un lato c’è la consapevolezza inequivocabile dello stato ultimo che non può mai più essere cancellata, dall’altro un oscuramento parziale di tale verità in seguito all’attività residua delle vasana che continuano ad operare nella mente del cercatore…

La conoscenza una volta rivelata prende tempo per stabilizzarsi. Il Sé è certamente all’interno dell’esperienza diretta  di ognuno, ma non come uno può immaginare, è semplicemente quello che è. Questa “esperienza” è chiamata samadhi. Ma dovuto alla fluttuazione della mente, la conoscenza richiede pratica per stabilizzarsi.

Quindi il lavoro del cercatore consiste nell’eliminazione delle vasana. Un grande aiuto in questo opera di pulizia - come affermò Ramana Maharshi- risulta nello stare in prossimità di un santo realizzato, così le vasana cessano di essere attive, la mente diventa quieta e sopravviene il samadhi. In questo modo il cercatore ottiene una corretta esperienza alla presenza del maestro.

Una pratica per mantenere fissa la consapevolezza sul Sé (Noumeno o soggetto reale) è l'interrogarsi su "chi sono io?", e se dovessero sorgere pensieri, durante l'auto-indagine, bisognerebbe chiedersi "a chi sorgono questi pensieri?". In tal modo si potrà restare il più a lungo possibile sul senso di presenza, senza dare un'identificazione oggettiva a questa pura identità soggettiva.

Per mantenere stabilmente questa esperienza uno sforzo è necessario ed infine il cercatore conoscerà la sua vera natura anche nel mezzo della vita di tutti i giorni. questo è lo stato che sta oltre il nostro sforzo o la mancanza di sforzo.

Da qui si intuisce l'importanza del "risveglio" per cui, una volta assaggiata la “gioia del Sé”, il cercatore non potrà fare a meno di rivolgersi a questa ripetutamente cercando di riconquistarla.

Una volta sperimentata la gioia della pace nessuno vorrà indirizzarsi verso qualche altra ricerca.

Paolo D'Arpini

sabato 2 dicembre 2017

The process of manifestation through which the One becomes many - Il processo della manifestazione attraverso il quale l'Uno diventa molti




Speculating on the creation of the world, from the One to many, it   is not a matter of importance  for the  knower of Truth ...

The sages advaitins, not dualists, who do not consider the observer as separate or different from the observed and the observation, or in other words the individual ego, the world and God, hardly waste time describing the unfolding of creation in space time. For these sages everything is in the eternal "present", in the here and now, and the illusion of evolving from the past into the future is considered a mere hallucination, a mental image that does not deserve particular explanation. "Added knowledge" is defined  the knowledge of the manifestation process, a sort of anecdotal fable that has no value from the point of view of ultimate Truth.

Yet, as a result of a dialogative speech, in which even "trivial" aspects of knowledge are examined, it has sometimes happened that even sages of the bulk of Ramana Maharshi or Nisargadatta Maharaj "wasted time" describing the formative process of existence and of  the manifest  world. In the time closest to us, when Nisargadatta was still alive, that is until 1981, electric magnetophones already existed and therefore the transcription of informal or formal dialogues was easy to gather and summarize,  in those  the sage, answering the questions of some researchers, explained the manifestative modes of consciousness / energy as its aspects unfolded in various forms ... His words were recorded in tapes and then transliterated, a patient work but with a solid base of reference.

At the time of Ramana Maharshi, who left the body in 1950, instead it was not possible to use technical equipment, all his sayings were reported by devotees who attended his speeches, however such transcripts are reliable because Ramana was always asked to confirm the text before final printing. In this context we must be particularly grateful to the devout Telgu of birth (native of Andra Pradesh), Sri Munagala S. Venkataramiah, who in the space of 5 years (1935-1939) collected several sayings of Ramana Maharshi uttered during various meetings held in  the Ashram of Tiruvannamalai.

In particular, for the purpose of an empirical understanding of the manifestative process, I found an explanation held on January 7, 1937 (Talks) that is particularly significant, it refers to strophe n. 6 of Arunachala Ashtaka. In this stanza the small point = ego is analyzed; the small point composed of darkness = the ego consisting of latent tendencies; the observer or subject or ego that rises expands itself in the form of what is seen, the object and the internal organ of perception. The reflected light operating in the mind must be suffused for this ego to arise. In the middle of the day a rope can not be mistaken for a snake. The rope itself can not even be seen if there is a thick darkness so that there is no possibility of exchanging it for a snake. Only in a weak or soft light can the mistake of exchanging a rope for a snake happen.

The same thing happens for the Pure and Radiant Being that emerges as "I am", this is possible only in a light surrounded by darkness. This darkness is otherwise known as Primitive Ignorance (or Original Sin). The light that shines through this ignorance is called "Reflected Light". This Reflected Light is known as Ishwara or God. It is well known that the manifestation of Ishwara occurs through Maya (his power of Illusion). The other name in which this Power is called is "Pure Mind", or Satva quality, this implies that there is also an "impure mind" and this is represented by the ego, which is a next step in the reflection of the Light of  Supreme Consciousness  through the Rajas, or active quality of the mind.

Finally, the external or material aspect of the manifestation arises, through the quality Tamas, or inertia, which manifests itself in the form of the internal organs of perception and their external objects.

From the physiological point of view it can be said that this process of outsourcing proceeds through the brain. The different states of waking, dream and deep sleep therefore originate from that ignorance of  "Self", with the mind that turns to the outside (through the projective process of the mental apparatus) experiencing the condition of waking and dreaming and withdrawing into the deep sleep in a state of latency. All these of course are only "phenomena" that appear through the Reflected Light on the Substrate of Existence and Absolute Awareness of the self-luminous Self.

So the world can not be "independent" of its Source, and that is how the One Being becomes many. The Power that manifests this Game of Existence is really great! And the realization of one's original Nature is the joyful purpose of life.

Paolo D'Arpini


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Testo italiano

Speculare sulla creazione del mondo, dall'Uno ai molti, è un argomento di poca importanza per i conoscitori della Verità…

I saggi advaitins, non dualisti, che non considerano separati o diversi l’osservatore l'osservato e l'osservazione,  o in altre parole l’Io individuale il mondo e Dio, assai difficilmente perdono tempo a descrivere il  dispiegamento della creazione nello spazio tempo. Per tali saggi tutto è nell’eterno  “presente”,   nel qui ed ora, e l’illusione di una evolversi dal passato verso il futuro è considerata una semplice allucinazione, una immagine mentale che non merita particolare spiegazione.  “Conoscenza aggiunta” è definita la conoscenza del processo manifestativo, una sorta di favola aneddotica che non ha alcun valore dal punto di vista della Verità ultima.

Eppure, per effetto di un parlato dialogativo, in cui vengono esaminati anche aspetti “banali” della conoscenza, talvolta è accaduto che persino saggi della mole di Ramana Maharshi o Nisargadatta Maharaj “perdessero tempo” a descrivere il processo formativo dell’esistenza e del mondo manifesto.  Nel tempo più vicino a noi, quando era  ancora in vita Nisargadatta, cioè sino al 1981, esistevano già i magnetofoni a nastro e perciò la trascrizione dei dialoghi informali o formali era di facile raccolta e riepilogo,  in essi il saggio, rispondendo  alle domande di alcuni ricercatori, spiegava i modi manifestativi della coscienza/energia  come suoi aspetti  dispiegatisi  nelle varie forme… Le sue parole venivano registrate in nastri e poi traslitterate, un lavoro paziente ma con una base solida di riferimento.

Al tempo di Ramana Maharshi, che lasciò il corpo nel 1950, invece non era possibile usare attrezzature tecniche, tutti i suoi detti erano trascritti da devoti che assistevano ai suoi discorsi, comunque tali trascrizioni sono affidabili poiché veniva sempre chiesta conferma al saggio  prima della stampa definitiva. In questo contesto dobbiamo essere particolarmente riconoscenti al devoto Telgu di nascita (originario dell’Andra Pradesh), Sri Munagala S. Venkataramiah, che nell’arco di 5 anni (1935-1939) raccolse parecchi detti  di Ramana Maharshi  pronunciati durante vari incontri tenuti nell’Ashram di Tiruvannamalai.

In particolare, ai fini di una comprensione empirica del processo manifestativo,  ho rilevato una spiegazione tenuta il 7 gennaio del 1937 (Talks) che è particolarmente significativa, essa è riferita alla strofa n. 6 dell’Arunachala Ashtaka. In questa strofa  si analizza il piccolo punto = ego; il piccolo punto composto da tenebre = l’ego che consiste di tendenze latenti; l’osservatore o soggetto o ego che sorge espande se stesso nella forma di ciò che è visto,  l’oggetto e  l’organo interno di percezione. La luce riflessa operante nella mente deve essere soffusa affinché tale ego possa sorgere. In pieno giorno una corda non può essere scambiata per un serpente. La corda stessa non può nemmeno essere vista se c’è tenebra fitta così ché  non c’è possibilità di scambiarla per un serpente. Solo in una luce  debole o soffusa può  accadere l’errore di scambiare una corda per un serpente.

La stessa cosa avviene per il Puro e Radiante Essere che emerge come "Io sono", ciò è possibile solo in una luce circonfusa da tenebra. Questa tenebra è altrimenti conosciuta come  l’Ignoranza Primitiva (ovvero il Peccato Originale).  La luce che traspare attraverso questa ignoranza è chiamata “Luce Riflessa”. Tale  Luce Riflessa è conosciuta come Ishwara o Dio. Infatti è noto che la manifestazione di Ishwara avviene attraverso Maya (il suo potere di Illusione).  L’altro nome in cui tale Potere è chiamato è “Pura Mente”,  o qualità Satva, ciò implica che ci sia anche una “mente impura” e questa è rappresentata dall’ego, che  è  un passo successivo nella riflessione della Luce della Consapevolezza Suprema attraverso la qualità Rajas, od attiva,  della mente.

Infine sorge l’aspetto esteriore o materiale della manifestazione, attraverso la qualità Tamas, o inerzia, che  si manifesta in forma degli organi interni di percezione e dei loro oggetti esterni.

Dal punto di vista fisiologico può dirsi che questo processo di esternalizzazione procede attraverso il cervello. I diversi stati di veglia, sogno e sonno profondo hanno quindi origine da quella ignoranza “di Sé”, con la mente che si rivolge all’esterno (attraverso il processo proiettivo dell’apparato mentale) sperimentando la condizione di veglia e sogno e ritirandosi nel sonno profondo in  stato di latenza. Tutti questi ovviamente sono solo “fenomeni” che  appaiono attraverso la Luce Riflessa sul Substrato dell’Esistenza e Consapevolezza  Assoluta dell’auto-luminoso Sé.

Quindi il mondo non può essere “indipendente” dalla sua Sorgente, ed è così che l’Unico Essere diventa molti. Il Potere che manifesta questo Gioco dell’Esistenza è davvero grande! E la realizzazione della propria originale Natura è lo scopo gioioso della vita.

Paolo D’Arpini