lunedì 16 ottobre 2017

The indescribable "lightness" of deep ecology and lay spirituality ... - L'indescrivibile "leggerezza" dell'ecologia profonda e della spiritualità laica...


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The ability, even in the limitation of language, to describe reality, perceptible and thoughtful, in a logical and consequential way, is a great advantage when it comes to extrining a "linear" and consequential pathway in time space. His use, on the other hand, is of little use in dealing with a "holistic" discourse - as is precisely that of  deep ecology and natural (or lay) spirituality.

Certainly, we can get closer to it, through a cautious sort of "words and meanings" of concepts and images. For this reason I find that the message of pictograms - Chinese ideograms is much closer to the figurative semantics of language. There is an attempt to convey the "vision" also to the image, in addition to the thought ....

Remaining  with us ... if we analyze the details of the path of life we must necessarily divide them into segments and study them and describe them in their typical functioning, outside the general context, as understood in the specific way the observer ... This is the dictation of logic and this is the operating mode of our language, composed of sounds and allocutions, which of logic is expression. In fact, language is a mathematical gear useful, to some extent, to describe the processes of both sensory perception and emotional "fantasy". But what is so transmitted, unfortunately, lacks the freshness and immediacy of experience, what is rightly called "presence".

In fact, language only draws from memory, can not tell and convey  the ineffable moment lived ... as "presence"!

Fortunately, through the analogical capacity of the mind, we are also able to perceive and launch small signals inherent in the "spiritual" sensitivity that does not reside and can not be described with the mechanisms of the dual mind.

The One, or Olis, escapes any logical, empirical description, and if a description is tempted, it is certainly partial and limited to the proper forms of dual language and thought.

To understand a fish you have to be fish, to hear a tree you have to be a tree .. etc. This is true and is also easily acceptable from the human mind. The fact that if you feel a fish is limited to the feeling of the fish, as well as if you feel man is limited to the feeling of man further demonstrates the inability to share the "spiritual concept" among living beings of different species .

Moreover, what is meant  with deep ecology and natural spirituality? By stripping himself of the identifying lining in a particular "feel", obliterating his egoic identity, which is nothing more than crystallization of a recognizing himself in thoughts, desires, actions, performed by the "subject-object" acting as an observer ( the specific  name-shape of  the individual mind), immediately -  if freed  of identifying assumptions - we are able to fully share the fish or tree experience as our own.
That this ability is not only possible but even feasible is proven by other states that are attained during deep meditation or sometimes by powerful psychic manipulation (trance, delusions, drugs, etc.).

Of course, the sporadic and intermittent experience of non-dual  state  is just a "taste" of the natural condition in which man and every other being fully shares - and fully  manifests - as  Everything is  One.

The practice  of  profound self-consciousness, is conductive  to the  achievement, by means of repeated and constant attention to the perceiving, of that state of unity which completely transcends the individual self and allows the "spiritual" definitive experience of its own  in its entirety.

When, with empirical philosophical terms, deep ecologists describe the unity of life, and the interconnection of every aspect of it, in all its relationships, they merely evoke that state of consciousness, that intimate and profound Awareness, that distinguishes itself in  every psychic body and every material element (in latent form). And that I like to call "spirit" (intelligence and conscience).

Paolo D'Arpini



Testo Italiano

La capacità,  sia pur nella limitazione del linguaggio, di poter descrivere la realtà, quella percettibile e quella del pensiero, in modo consequenziale e logico, è un grande vantaggio allorché si voglia estrinsecare un percorso "lineare" e consequenziale nello spazio tempo. Il suo uso invece è di poca utilità dovendo affrontare un discorso “olistico” - come è appunto quello dell'ecologia profonda e della spiritualità naturale (o laica).

Certo possiamo avvicinarci, attraverso un'accorta cernita di “parole e significati”, di concetti ed immagini. Per questo trovo che il messaggio dei pittogrammi – ideogrammi cinesi sia molto più vicino alla semantica figurativa del linguaggio. C'è un tentativo di trasmettere anche la “visione” anche l'immagine, oltre al pensiero....

Restando a noi... se analizziamo i particolari del percorso vitale dobbiamo necessariamente suddividerli in segmenti e studiarli e descriverli nel loro funzionamento tipico, al di fuori del contesto generale, in quanto compresi nello specifico modo dell'osservatore... Questo è il dettame della logica e questo è il modo operativo del nostro linguaggio, composto di suoni e allocuzioni, che della logica è espressione. Infatti il linguaggio è un ingranaggio matematico utile, sino ad un certo punto, per descrivere i procedimenti sia della percezione sensoriale che della “fantasia”emozionale. Ma ciò che viene così trasmesso, purtroppo, manca della freschezza e dell'immediatezza dell'esperienza, quella che viene definita giustamente “presenza”.

Infatti il linguaggio attinge solo alla memoria, non può raccontare e convenire l'ineffabile momento vissuto... in quanto “presenza”!

Per fortuna nostra, attraverso la capacità analogica della mente, siamo anche in grado di intuire e lanciare piccoli segnali inerenti la sensibilità “spirituale” che non risiede e non può essere descritta con i meccanismi della mente duale.

L'Uno, od Olis, sfugge infatti ad ogni descrizione logica, empirica, e se una descrizione viene tentata è sicuramente parziale e limitata alle forme proprie del linguaggio e del pensiero duale.

Per capire un pesce devi essere pesce, per sentire un albero devi essere un albero.. etc. Questo è verissimo ed è facilmente accettabile anche dalla mente umana. Il fatto poi che se ci si sente un pesce si è limitati al sentire del pesce, come pure se ci si sente uomo si è limitati al sentire dell'uomo dimostra ulteriormente l'impossibilità di condividere “il concetto” spirituale fra viventi di diversa specie.

D'altronde, cosa s'intende nell'ecologia profonda e spiritualità naturale? Che spogliandosi dal rivestimento identificativo in un particolare “sentire”, ovvero obliterando la propria identità egoica, la quale non è altro che la cristallizzazione di un riconoscersi in pensieri, desideri, azioni, compiuti dall'”oggetto-soggetto” che funge da osservatore (il nome forma specifico e la mente individuale), immediatamente -liberi da presupposti identificativi- siamo in grado di pienamente condividere, sentendola come propria, l'esperienza del pesce o dell'albero. Che questa capacità sia non solo possibile ma persino attuabile è comprovato dagli stati altri raggiunti durante la meditazione profonda o - talvolta - per mezzo di forti manipolazione psichiche (trance, deliquio, droga, etc).

Ovviamente la sporadicità e intermittenza dell'esperienza non duale è solo un “assaggio” della condizione naturale in cui l'uomo ed ogni altro essere condivide pienamente - e perciò manifesta - il Tutto, l'UNO.

La pratica della auto-consapevolezza profonda,  ci permette di conseguire, per mezzo di una ripetuta e continua attenzione al percepente, quello stato di unitarietà che trascende totalmente l'io individuale e consente "l'esperienza spirituale" definitiva nella sua interezza.

Allorché, con termini filosofici empirici, gli ecologisti profondi descrivono l'unitarietà della vita, e l'interconnessione di ogni suo aspetto, in ogni sua relazione, essi non fanno altro che evocare quello stato di coscienza, quella Consapevolezza intima e profonda, che contraddistingue ogni ente psichico ed ogni elemento materico (in forma latente). E che a me piace chiamare “spirito” (intelligenza e coscienza).

Paolo D'Arpini


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